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Stefano Bellutti, dal Comano Terme alla Serie B

Negli anni '90 era una mezzala delle formazioni giovanili dell'allora Us Comano Terme, poi la sua strada e quella della società di Ponte Arche si sono separate: se il percorso affrontato dal sodalizio giudicariese lo conosciamo, meno noto è forse quello intrapreso dal ragazzo del Banale classe 1980, che è riuscito ad arrivare in quello che è definito “il calcio che conta”, ad un passo dal sogno Serie A. Lui è Stefano Bellutti, che da quest'anno “sbandiera” in Serie B e che vede molto vicino il sogno del massimo campionato italiano. Abbandonato il calcio giocato nei primi anni di scuole superiori, Stefano a 18 anni ha cominciato ad arbitrare nei campionati giovanili, scalando velocemente le varie categorie: dopo 4 anni di Serie D e un lustro in Serie C, periodo nel quale ha avuto modo di dirigere incontri anche in stadi caldissimi davanti a migliaia di spettatori, il rientro alla base per un anno, durante il quale Stefano si è specializzato nel ruolo di collaboratore (quello che comunemente, ed erroneamente, viene chiamato “guardalinee”) per puntare così alla Serie B. Nella scorsa estate lo sbarco in cadetteria è diventato realtà e sabato 24 agosto Bellutti ha esordito nel secondo campionato nazionale a La Spezia, nel match tra i bianconeri locali e il Cittadella. Nelle settimane successive, il collaboratore del Banale ha poi toccato stadi importanti come il “Mannuzzi” di Cesena, il “Partenio” di Avellino ed il suggestivo “San Nicola” di Bari, palcoscenici dove migliaia di occhi (senza contare la vastissima platea televisiva) erano puntati sulla sua bandierina.

Stefano Bellutti (a sx) all'entrata in campo nella sua gara di debutto in Serie B, Spezia-Cittadella
Stefano Bellutti (a sx) all'entrata in campo nella sua gara di debutto in Serie B, Spezia-Cittadella

Le partite sono però soltanto la punta di un iceberg di un'attività fatta di raduni, allenamenti e aggiornamenti, che lui stesso ci spiega volentieri.
“Devo eseguire tre allenamenti in settimana. Le sedute si svolgono nel pomeriggio, con la presenza di un preparatore atletico seguito in tempo reale dalla Commissione a Roma. Di massima vengo impegnato sul campo ogni 15 giorni: devo tassativamente partire il giorno antecedente alla gara e pernottare in alberghi che mi vengono indicati dalla Figc. Una volta al mese devo partecipare al raduno che generalmente si svolge a Coverciano con test atletici, tecnici e aggiornamenti vari, mentre a luglio di ogni anno viene effettuato un raduno precampionato di una settimana a Sportilia, dove vengono illustrate le novità regolamentari. Inoltre abbiamo a disposizione un sito gestito da Sky, nel quale possiamo visualizzare gli episodi della nostra partita e prendere visione dei moduli di gioco delle varie squadre per prepararci con scrupolo alla partita successiva”.

Sui campi il direttore di gara è spesso preso di mira da tutte le altre componenti del calcio, con la figura dell'arbitro che, in tutte le categorie, è fin troppo spesso usata come capro espiatorio per quando le cose non vanno bene. Da parte vostra cosa vi sentite di “consigliare” alle società e ai tifosi?
“Gli arbitri sono spesso i parafulmini sui quali ogni domenica si scaricano le amarezze, le irritazioni, le ire delle folle deluse e dei giocatori perdenti! Ai tifosi e alle società chiedo solo di avere la stessa tolleranza che si ha verso i calciatori e allenatori. Gli arbitri sono condannati a decidere in decimi di secondo con i loro modestissimi occhi umani. Spesso, invece, gli arbitri vengono giudicati da decine di telecamere e centinaia di moviolisti sparsi in tutta Italia, il cui scopo principale è la caccia dell'errore del Direttore di gara. Gli arbitri continueranno a sbagliare, come i giocatori che sbagliano i rigori o un goal a porta vuota in una partita importante, ma un conto è protestare, un altro è esagerare con gesti plateali”.

Come convincerebbe un giovane ad intraprendere la carriera arbitrale?
“Purtroppo il nostro è un mondo conosciuto poco e male, ma chi si accosta se ne incuriosisce e non può che vederne il lato migliore, perché è quello che traspare dalla nostra passione e dal nostro impegno. L'arbitraggio mi sta dando moltissimo sul piano umano. Ho avuto la fortuna di aprire gli occhi e guardare come è fatta la nostra nazione nelle diverse realtà ambientali, di confrontarmi con persone di diversa mentalità, ma arbitrare mi ha insegnato soprattutto a mettermi sempre in discussione. La carriera e il successo nel mondo arbitrale, ma anche nello sport e nella vita, non si improvvisano ma si costruiscono giorno dopo giorno con sacrificio, costanza, determinazione e un pizzico di fortuna”.

Stefano Bellutti in azione nella serie cadetta
Stefano Bellutti in azione nella serie cadetta

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